Leggi l’articolo completo: AI Act, l’appello di 50 stakeholder: “L’Europa cambi rotta”
Fonte dell’articolo: corrierecomunicazioni.it – Data di Pubblicazione: 2024-09-19
Un breve riassunto:
Un gruppo di 50 aziende, ricercatori e associazioni industriali ha lanciato un appello all’Unione Europea, chiedendo una revisione dell’AI Act. Le regole attuali, considerate troppo rigide, stanno scoraggiando gli investimenti nel settore dell’intelligenza artificiale (AI), minando la competitività europea rispetto ad altre regioni del mondo.
L’AI Act e il rischio di perdita di competitività
Le aziende, tra cui Meta, Ericsson e Spotify, sostengono che le normative UE creano incertezze sull’uso dei dati necessari per addestrare modelli di AI, ostacolando lo sviluppo di modelli aperti e multimodali. Tali modelli, essenziali per l’innovazione e la produttività, permettono a organizzazioni pubbliche e private di sfruttare tecnologie avanzate senza la necessità di svilupparle da zero. Le regole attuali, con l’AI Act che entrerà in vigore nel 2026, rischiano di allontanare lo sviluppo tecnologico dall’Europa, lasciando il terreno libero a Stati Uniti, Cina e India.
Secondo i firmatari, per attrarre investimenti e competere a livello globale, l’Europa ha bisogno di regole armonizzate, coerenti e trasparenti. Mario Draghi ha sottolineato come l’Europa debba accelerare l’innovazione tecnologica per mantenere la sua competitività. Le aziende chiedono meno burocrazia e una maggiore chiarezza sulle norme che regolano l’uso dei dati, per evitare di rimanere indietro rispetto al resto del mondo.
L’appello delle aziende si inserisce in un contesto globale in cui anche l’ONU ha evidenziato la necessità di una governance globale dell’intelligenza artificiale. Un approccio cooperativo e non guidato esclusivamente dal mercato è considerato cruciale per evitare che i Paesi in via di sviluppo siano esclusi dall’adozione e regolamentazione dell’AI.
Le Nazioni Unite, tramite un panel di esperti, hanno proposto la creazione di un organismo intergovernativo simile all’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change), con l’obiettivo di monitorare e valutare i rischi globali legati all’AI, tra cui la disinformazione, i deepfake e l’uso di armi autonome. Tale organismo potrebbe contribuire a prevenire che eventuali minacce emergano troppo tardi per essere gestite.
Nel frattempo, la Commissione Europea ha pubblicato un documento di orientamento sulla concorrenza nell’AI generativa e nei mondi virtuali, per garantire che l’innovazione non venga soffocata da pratiche anticoncorrenziali. Questo documento esplora le dinamiche di mercato e le barriere all’ingresso, offrendo una base per l’analisi delle future normative.
L’Europa si trova a un bivio. Per evitare di rimanere indietro nello sviluppo dell’intelligenza artificiale, deve adottare una regolamentazione che promuova l’innovazione senza comprometterla con eccessiva rigidità. Solo così potrà competere con le altre potenze tecnologiche globali e sfruttare al massimo i benefici dell’AI.
Disclaimer: questo post è stato generato con Zapier e il contributo dell’AI